Banco Alimentare: un’esperienza di dono

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Nel mondo si stima che 1 persona su 9 soffra la fame. Il fenomeno viene normalmente ascritto a paesi in via di sviluppo, solitamente dell’Africa o dell’Asia. Un possibile rimedio a questa piaga è l’iniziativa del Banco Alimentare, la quale nasce nel secolo scorso negli Stati Uniti. Nel 1967 infatti il filantropo John Van Hengel decide di distribuire gratuitamente prodotti alimentari in eccedenza a coloro che ne avevano più bisogno. In Italia invece la prima forma di Banco Alimentare viene portata avanti dall’imprenditore Danilo Fossati e dal fondatore di Comunione e Liberazione Luigi Giussani, i quali crearono la Fondazione Banco Alimentare Onlus. L’ultimo sabato di novembre in tutta Italia viene chiesto, a chi fa la spesa, di dare un piccolo contributo comprando prodotti che poi saranno distribuiti a terzi che ne hanno la necessità.

Il 26 novembre Alessandro Cocco, Angelica Buanne, Luigi Manca ed io, Vittoria Soru, studenti ed ex-alunni della scuola Don Bosco, abbiamo  fatto un turno di due ore, dalle 15:00 alle 17:00, di fronte all’Eurospin di Pirri, durante il quale abbiamo chiesto alle persone di lasciarci una parte della loro spesa per distribuirla a chi ne aveva più bisogno. È stata un’esperienza molto particolare, la prima di questo tipo per me, che mi ha portato a pensare un po’.

In particolare mi sono rimasti impressi due episodi: il primo è stato quello di un signore che ha aperto la mano e ci ha fatto vedere che doveva fare la spesa con poco più di due euro. Il secondo riguarda invece una giovane donna. All’inizio ci ha detto di non poter contribuire al banco alimentare perché ne aveva bisogno lei e poi è tornata da noi e ci ha lasciato la busta. Una bella testimonianza di come molte persone abbiano contribuito, pur avendo anche loro delle difficoltà non indifferenti. Le situazioni di disagio (economico e non) ci sembrano sempre qualcosa di lontano e di astratto che non ci riguardano mai in prima persona; è stato proprio un bagno di realtà partecipare a quest’iniziativa. Mi sono divertita, ma riconosco anche che spesso ho dato per scontato tante cose, a partire dal cibo, e spero che quest’esperienza possa essere per noi motivo di crescita.

La fame e la povertà non dovrebbero essere tematiche da salotto nè spauracchi per bambini capricciosi, trattati in modo astratto, ma essere sempre visti all’interno dei contesti dove si sviluppano e delle persone coinvolte. Per me si è trattato di qualcosa di molto speciale ed è un’esperienza che consiglio a tutti, un grazie speciale va ad Antonio Cini e a Gigi Manca che ci hanno coordinato e consigliato in quest’esperienza.

Vittoria Soru

 

Non è stata la mia primissima esperienza, sapevo a quali sentimenti andavo incontro. Il Banco Alimentare infatti non è solo un’esperienza pratica ma un’esperienza morale, di dono. Bisognerebbe diffondere questo servizio, soprattutto in questo periodo.

Angelica Buanne

 

Mi ha colpito molto in quest’esperienza chiedere a una persona se poteva contribuire e sapere che anche lei beneficiava della raccolta alimentare. Mi ha reso felice sapere che nel mio piccolo stavo facendo qualcosa ma credo anche che per queste persone sip ossa fare di più.

Alessandro Cocco

 

Partecipare alla raccolta del Banco Alimentare significa far parte parte di una comunità di 140.000 volontari che hanno deciso di dedicare un sabato a quest’iniziativa. Tra queste persone c’è Alessandro, un camionista con il quale c’è stato modo di condividere passioni e interessi e la nostra storia. Le persone che hanno partecipato non sono macchine ma hanno tutte una loro identità che ha permesso loro di contribuire a un bene più grande. 

Luigi Manca

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